
E' da poco terminata l'esperienza di Employer Branding Revolution LIVE TOUR!. Quella di Milano. Quella Italiana. La prima tappa di un tour itinerante che vedrà come passi successivi in temrini di location città come LONDRA, NEW YORK and so on e che assumerà format diversi volta per volta. Devo dire, e' stata un esperienza formativa incredibile sia a livello personale che professionale. L'energia, la passione e la motivazione si sono sentite come non mai. Un grazie particolare da parte mia a tutti gli Speaker che hanno scelto di unirsi da ogni parte del mondo per condividere le loro competenze, storie, esperienze e conoscenze nonché a tutte le aziende ( Maserati, KPMG, Leroy Merlin, Barilla, Ferrero, Banca Mediolanum, BNP Paribas, L'OREAL, BCG, LinkedIN, Bosch, Universum and so on) e ai loro referenti che sempre da tutte le parti del mondo hanno deciso di prendere parte a 2 giorni di discussioni e conversazioni sulle sfide più impellenti nel campo dell'employer branding. Last but not least, un ringraziamento particolare poi ai nostri Moderatori e Animatori Day1 e Day2 Dennis De Munck e Luis Gallardo che ci hanno guidato sapientemente con perizia nei meandri di temi complicati ahimé attuali e non più procrastinabili.
In tutto questo, tra i vari speaker che si sono alternati nella 2 giorni c'è stato anche Riccardo Caserini di LINKEDIN Italia. Il quale c'ha illuminato chiaramente sulle evoluzioni di LinkedIn e su come può essere utilie per fare employer branding oggi. Ma c'ha anche raccontato del fatto che ad un certo punto nel corso della sua carriera professionale s'è fermato e s'é detto tra sé e sé: MOLLO TUTTO e PARTO!! ..mi concedo un bel anno sabbatico! .. che poi è anche il titolo del suo libro!
Conseguentemente non potevamo esimerci dal cercare di capire dalla sua viva esperienza come gestire questo possibile momento. Che, diciamocelo, molti hanno pianificato di fare nella propria vita ma che a ben vedere all'atto pratico pochi son riusciti o riescono a porre in essere un pò per un endemica e fisiologica mancanza di coraggio legata a possibili stereotipizzazioni che ne derivano in un ritorno alla vita professionale successivo e vuoi perchè il tutto ha un costo e pochi possono concedersi uno stop di tal guisa. Benché sappiamo che in siffatto percorso ci si può dare pur sempre da fare in qualche modo..
However, ho un paio di domande che mi sono venute automaticamente dopo aver sentito Riccardo e che volevo condividere con voi!
D: Ciao Riccardo, grazie anzitutto per il tuo tempo. La prima domanda che mi viene da farti è: Quando e qual'è stata la molla che ti ha fatto decidere di stoppare tutto e prenderti una pausa dalla tua vita professionale ?
R: "...Be' devo dire ho seguito un percorso di studi piuttosto classico (liceo scientifico, economia e commercio) e poi ho continuato in modo altrettando classico (grande azienda Italiana prima e poi Banca!). Niente da dire, sulla carta tutto era perfetto, ma,come tante persone che mi scrivono, sentivo che mancava qualcosa. Era come se avessi fatto tutto il percorso, nei tempi e lavorando durante gli studi, per arrivare ad un certo punto nel quale mi sono detto: “ora voglio fare qualcosa per me”. Avevo nel frattempo messo da parte qualcosa (veramente ‘qualcosa’) e ho iniziato a pensarci. Una sera ho visto un film di animazione che è stata la ‘goccia che ha fatto traboccare il vaso’. Così ho deciso di partire, ma mancava ancora il “dove, come, quando”. I mesi successivi sono serviti per passare dal sogno alla realizzazione, come per un progetto..."
D: Cosa ti ha lasciato quella esperienza in termini di formazione personale ?
R: ..bè, fin dall’inizio ho descritto ai miei genitori e a chi mi stava vicino che questo sarebbe stato il mio MBA. Alcuni amici ed ex compagni di Università stavano prendendo quella direzione e per me questo viaggio in solitaria sarebbe stata la mia formazione ‘avanzata’.
Un’esperienza di quetso tipo, se pensata, organizzata e vissuta non come una lunga vacanza, lascia soprattutto la sensazione di avere la libertà di decidere che direzione dare alla propria vita. E’ una sensazione di libertà e di reponsabilità insieme, che a volte può far paura. E credo che sia proprio questa paura a frenare molte persone che hanno questo sogno nel cassetto.
D: La frase o la canzone che ha caratterizzato il tuo anno sabbatico ?
R: .. Ci ho pensato un pò, ma non mi viene in mente una frase o un canzone in particolare. Mi viene, invece, in mente quelli che sono stati i miei fili conduttori del viaggio: il surf e gli amici. Infatti, soprattutto nel secondo periodo sabbatico, la direzione era data dagli amici che erano nel frattempo tornati a casa (in Nuova Zelanda, Australia, California, ecc). E tutti i paesi che poi ho visitato erano ottimi per una passione che avevo sviluppato durante il mio primo periodo sabbatico: il surf. Questo immergermi nell’oceano con una tavoletta mi ha sempre fatto pensare a quanto il surf sia una metafora delle nostre scelte e delle nostre decisioni, sia in ambito personale che professionale.
D: Dal punto di vista professionale, una volta terminato il periodo di gap nel ritornare a percorrere la tua carriera il tuo approccio al lavoro è cambiato/evoluto oppure sei ripartito da dove avevi lasciato ?
R: ... Un amico e mio primo insegnante di surf mi diceva, già quando ero solamente all’inizio del mio primo viaggio, che, una volta che fossi tornato, non avrei potuto rivedere le stesse cose con gli stessi occhi, volente o nolente. Ed è verissimo. Una volta rientrato ogni cosa aveva un aspetto diverso. Un viaggio in solitaria come questo o anche solo un momento di stacco dalla ruotine quotidiana offrono l’opportunità di cambiare il modo di vedere le cose. E’ come se ci sollevassero da terra e poi riportassero giù. Nel mio caso avevo capito meglio quello che avrei voluto e non voluto fare.
D: Oggi è abbastanza frequente trovare persone che a parità di condizioni, visto quello che offre attualmente il mercato del lavoro in termini di allettanti prospettive professionali sempre più rare, rinunciano anche ad occuparsi pur di provare esperienza di vita positive ed energetiche. Ti chiedo: L'esperienza di vita è superiore in termini di valore all'esperienza professionale, a tuo avviso ?
R: Vanno di pari passo. Faccio fatica a separare quello che uno è da un punto di vista professionale da quello che è come persona. Un’esperienza come quella che racconto è impagabile. Una frase molto semplice, ma che mi è rimasta in mente di una persona che ho conosciuto durante i miei incontri pubblici su questo tema è: “Non cambierei il mio anno in Giappone per un Milione di Euro!”. Dentro quella frase c’è molto: quello che inseguiamo è stare bene. Un’esperienza di ‘risveglio’ come questa non ha prezzo da un punto di vista pesonale, con l’aggiunta che poi la trasportiamo direttamente nella quotidianità del nostro lavoro, facendolo con più piacere e meglio. Il rinunciare ad un sogno come questo senza averlo deciso in modo chiaro e pragmatico produce, invece, un senso di frustrazione e di impotenza che rischiamo di portare nel nostro lavoro.
R: Quando o Qual'è il miglior momento per staccare la spina per pochi mesi ?
D: Quando parlo a studenti o neolaureati mi sento dire che sarebbe meglio farlo una volta consolidata la propria esperienza di lavoro. L’opposto mi sento dire da chi ha già questo tipo di esperienza. La decisione di quando farlo dipende da molti fattori personali. Per una persona giovane e senza esperienza il vantaggio è quello di non aver molto da perdere e di poter capire subito che direzione dare alla propria vita, il contro è quello di non avere forse molti mezzi finanziari. Per una persona di esperienza è esattamente l’opposto: si ha più da ‘perdere’, ma maggiore maturità per cogliere il meglio di quest’esperienza ed i mezzi finanziari necessari.
A livello aziendale, un ottimo momento per chiedere un’eventuale aspettativa è quello in cui poter mostrare che la cosa è di vantaggio sia al dipendente che all’azienda (momenti di attenzione ai costi, passaggi di ruolo e quindi utilità di un ‘empowerment’ e di un aiuto a gestire il cambiamento, ecc).
D: Se potessi raccontarci una storia, un annedoto, un momento, un esperienza che ha segnato questo tua pausa o un qualcosa che hai particolarmente appreso che secondo te si può validamente riciclare e traslare nel mondo e/o nella vita professionale di tutti i giorni ?
R: Vi racconto il mio primo giorno del mio primo viaggio. Arrivo la sera tardi un pò spaesato nell'ostello dove strascorrerò la notte e mi trovo nel letto a me assegnato un tizio con i capelli lunghi, completamente tatuato e all’apparenza poco rassicurante. Mi faccio coraggio e lo sveglio. Ci conosciamo e scopro che è una persona splendida, un pò senzatetto ed un pò no, sperché ha lavori saltuari ed è spesso ospitato da amici e conoscenti. Alla mia domanda su cosa facesse per vivere, mi rispose:“ sono il Presidente di Me Stesso”. Ho scoperto solamente dopo che aveva anticipato il concetto di ‘start-up of myself’ :-)
D: A tuo avviso, L'anno sabatico può rafforzare o rappresentare un surplus nel proprio cv se s'è alla ricerca di lavoro in un paese come l'Italia notoriamente sempre un pò indietro da questo punto di vista ? Ci sono state reazioni non positive da questo punto di vista? che tu ricorda, c'è stato qualcuno che non ha visto di buon grado questa tua esperienza , se sì, ci potresti raccontare dell'accaduto ?
R: Un anno sabbatico può portare, nel nostro modo di lavorare ‘Italiano’ molto conservatore, un bel pò di ‘pragmatismo’ e di sano senso del rischio che ci permetta di lavorare meglio e con più consapevolezza. Ricordo alcune reazioni non troppo entusiastiche durante i miei primi colloqui di lavoro successivi al mio rientro, così come ricordo entusiasmo nel leggere la mia esperienza da parte di professionisti con un approccio più internazionale e più innovativo. Le cose sono molto cambiate in questi anni ed avendo la possbilità di parlare quotidianamente con Direttori del Personale, posso dire che le aziende sono sempre più interessate ad esperienze di questo tipo che arricchiscono un curriculum vitae di quelle caratteristiche di flessibilità e gestione del cambiamento sempre più ricercate nel mondo del lavoro.
Grazie Riccardo per il tuo tempo e ci troviamo ovviamente su LinkedIn. Se volete raggiungerlo, anche Riccardo Caserini come Marcello Albergoni è su LinkedIN. :)
DAVIDE SCIALPI
Founder and Head of Employer Branding Revolution
London December 12 2012